Sidera Noctis
"FROM LOST SPACE"
Antonella Bresolin: voce, percussioni, viola da gamba
Mariagrazia Onesto: tastiere
Mauro Bonicelli: violino
Mauro Martello: flauti dritti e traversi, whistles
RECENSIONI
Un'Altra Music@ 3 gennaio 2011
Recensione da Rivista Anarchica Aprile 2011
http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/
From lost space di Marco Pandin
Eccone
un altro. Un altro di quei cd misteriosi con un contenuto imbarazzante
che fa proprio arrossire, di quelli che credevi di aver già ascoltato
tutto e invece ti si apre davanti una porta nuova. C’è in mezzo Mauro
Martello, tra le mille cose che fa collabora stabilmente da anni con
gli sperimentatori Opus Avantra. Gli altri tre di Sidera Noctis,
veneziani anche loro, mi sembrano grosso modo estranei a tutti i giri:
solida formazione accademica, e si sente dalla sicurezza con cui
toccano gli strumenti, dimostrano in quest’ora di musica raccolta nel
loro cd d’esordio delle stupefacenti abilità aggregatrici e
rimescolatrici. Ho scritto “estranei” non tanto per una scarsa presenza
di questi nomi nelle le pagine delle riviste musicali più in voga,
quanto perché l’impatto della loro invenzione sonora è stato per me
sconcertante e spiazzante. E non è solo un fatto d’ascolto, un problema
di che cos’è e di che cosa non è, una discussione di somiglianze e
lontananze, una rincorsa tra i ricordi che sfuggono e i dubbi che ti
assalgono. Qui dentro tutto è messo in discussione: non solo i generi
musicali, che siamo abituati a riconoscere dal gusto e dall’abitudine,
ma parlo della linea del tempo che viene stravolta, ad esempio, per cui
tradizionali irlandesi e veneti e stralci di partiture di Antonio
Vivaldi suonano come suggestioni dal futuro invece che come cose di
ieri. E ancora, è fresco e curioso e nuovo l’accostamento delle
sonorità: scelte bizzarre di ritmo e di respiri, spostamenti improvvisi
di oriente ed occidente, ribaltamenti di nord e sud, miraggi di costa e
montagna e deserto e folla, intrecci di barocco e new age, flauti e
viola da gamba che convivono armoniosamente con le tastiere
elettroniche come se si fosse finalmente realizzato un sogno
progressive. Un piccolo capolavoro inaspettato e senza tempo,
ovviamente autoprodotto, ovviamente impossibile da collocare o almeno
da tener fermo per disegnarci intorno un qualche contorno, ovviamente
estraneo a qualsiasi diffusione commerciale nei negozi, ovviamente
destinato a restare lì appeso in mezzo al cielo, senza spinte
promozionali, né vuote parole d’incoraggiamento che aggiungerebbero
solo peso alla sua luce.
Marco Pandin
Recensione da www.arlequins.it (Jessica Attene)
http://www.arlequins.it/pagine/articoli/alfa/corpo.asp?iniz=S&fine=T&ch=4729
Come
la luce delle stelle giunge a noi da tempi e spazi lontani, così questa
musica sussurra alla nostra immaginazione visioni del passato, e lo fa
in maniera semplice e gentile, mescolando elementi di musica antica,
rinfrescati da una forma moderna. Sidera Noctis è un quartetto
veneziano di formazione accademica che ripropone e rielabora motivi del
medioevo, del rinascimento e arie della tradizione celtica ma che
compone anche musica propria, sfruttando queste stesse correnti
emozionali. La delicatezza della loro proposta si intuisce già
dall’assetto dei musicisti: Antonella Bresolin al canto, percussioni e
viola da gamba, Mariagrazia Onesto alle tastiere, Roberto Pusterla ai
flauti dolci e traversi e Mauro Martello (che qualcuno sicuramente
ricorderà fra le fila degli ultimi e rinati Opus Avantra) ai flauti
dolci, traversi, whistles e duduk (flauto tipico dell’Armenia).
Troviamo
quindi il suono leggero ed elegante dei flauti, ma all’occorrenza anche
rustico quando viene scelta la variante in legno, il timbro vellutato
della viola da gamba, le tastiere, spesso artefici di una ambientazione
di sfondo dal sapore new-age, impalpabile come un fitto pulviscolo, ma
a volte utilizzate con il registro del clavicembalo, a creare
incantevoli impressioni barocche. A ricamare questo morbido tessuto c’è
poi la voce di Antonella Bresolin, carica anch’essa di suggestioni
antiche ma che comunque immagino simile, forse per il sottile filo
celtico che lega alcune delle più belle melodie di questo album, a
quella dei canti elfici di Tolkeniana memoria. La breve ballata
“Portrait of a Knight”, cucita con arrangiamenti leggeri e pittoreschi,
è proprio uno di quei momenti fiabeschi che sembrano provenire dalla
Terra di Mezzo, anche se la storia racchiusa nel testo in inglese, che
narra della precoce morte di uno sconosciuto cavaliere (ispirata ad un
celebre quadro di Carpaccio), non ha nulla a che vedere con i
personaggi di questo mondo illusorio. I riferimenti a Tolkien si fanno
comunque più concreti nel pezzo firmato da Mauro Martello, “Sidera
Noctis”, che sfoggia un bellissimo testo in Sindarin di Chiara
Borgonovi, impreziosito da una base musicale sinfonica e romantica dai
riflessi antichi. Al filone celtico riconduciamo invece la allegra
“Cooney Reel”, una danza tradizionale scandita dal ritmo del bodhrán,
anche se, come accennato, una simile ispirazione proveniente da queste
lande la possiamo cogliere qua e là durante l’ascolto dell’ intera
opera. Fra le tante curiosità qui raccolte, per farvi capire la
mescolanza di elementi di cui è composto questo album, troviamo “Fame
la nana”, una nenia in antico dialetto veneto che acquisisce in questa
rielaborazione una strana dimensione onirica e surreale. Fra le
rielaborazioni più affascinanti cito quella del celebre tema musicale
portoghese seicentesco noto come “La Follia”, qui illuminato da un
solenne spirito barocco, con belle variazioni e ritmi vivaci forniti da
percussioni discrete ma efficaci, già terreno di studio di illustri
autori come Arcangelo Corelli e Antonio Vivaldi. Fra i pezzi più belli
vorrei segnalare “Helori”, uno strumentale scritto ancora da Mauro
Martello, in cui si fondono le varie anime del quartetto, in un insieme
fresco e coerente ma che lascia intravedere diverse fonti di
ispirazione. Il brano corre veloce su intrecci di flauto dal sapore
celtico e sui delicati sospiri della viola da gamba, creando una
dimensione che evoca impressioni che hanno in sé qualcosa di arcaico ma
che in fin dei conti appaiono al di fuori di ogni linea temporale.
Sempre ad opera dello stesso artista, cito il pezzo di chiusura,
“Keplero”, che, a differenza degli altri, acquisisce nella sua seconda
parte un’impronta rockeggiante, grazie all’inserimento della batteria
elettronica e ad orchestrazioni più spesse. Questo esperimento
conclusivo dimostra concretamente che le idee dei Sidera Noctis possono
trasformarsi in qualcosa di molto più vicino al Progressive Rock nel
senso più classico del termine e riesco a intravedervi dei grossi
potenziali, soprattutto per il fatto che scarseggiano nel nostro
panorama odierno band di tradizione accademica che mescolino musica
antica e Prog… ma sto parlando di ipotesi personali e remote di
sviluppo e non so se in effetti questa possa essere la vera vocazione
di questo quartetto. Il senso del mio discorso è che lascerei proprio
stare la drum machine in favore delle percussioni tradizionali e di uno
spartito più arioso, a meno che non si innesti nella band un pool di
strumenti rock.
A
parte questa piccolissima annotazione, che non scalfisce il senso
generale dell’opera, non posso che promuovere questo lavoro di esordio,
semplice nella forma ma ricercato nei contenuti, bello per la
mescolanza delle varie influenze musicali, ricco di idee buone ed
affascinanti che potrebbero portare in futuro (e me lo auguro di cuore)
ad un vero e proprio capolavoro se il gusto, lo stile e le capacità di
questi musicisti venissero convogliati nella scrittura di un’opera
totalmente autografa (le riproposizioni qui sono superiori in numero
rispetto alle tracce originali), seppur screziata di riferimenti colti
puntuali, piena e matura.
NOTTE DI STELLE di Gaetano Menna Mondo Agricolo n 4 2011) scarica il pdf
“Sidera
Noctis”, il nome del gruppo è davvero immaginifico; la notte delle
stelle ci attende con i suoi suoni che non hanno confini, né
territoriali, né temporali. Il primo album di questo gruppo veneziano
si intitola “From lost space” (www.mauromartello.com) e unisce musica
medioevale e new age allo stesso tempo, spazio stellare e terre
celtiche, barocco e progressive. Il gruppo è composto da un quartetto
di musicisti di formazione accademica e di grande esperienza musicale:
i flautisti Mauro Martello (che suona anche con lo storico gruppo
sperimentale degli Opus Avantra) e Roberto Pusterla, la vocalist
0Antonella Bresolin, la tastierista Mariagrazia Onesto Finocchiaro. Gli
artisti hanno lavorato a lungo su antiche melodie medioevali,
rinascimentali e della tradizione celtica facendole proprie. Il disco
affascina per le sonorità espresse che sono antiche e moderne allo
stesso tempo e per i testi multilingue, in inglese, in francese, in
veneziano La cover pone in evidenza un abito da sposa, tra le rose: il
candore e la preziosità della musica, che emerge in pieno e colpisce
all’ascolto; si scopre davvero una Venezia sonora inaspettata, che vale
la pena di essere conosciuta. Insomma, siamo in presenza di una
coinvolgente proposta musicale, la cui chiave di lettura sta nella
molteplicità, nel saper raccontare in note lo scorrere del tempo
attraverso lo splendore delle stelle.
From Lost Space
Sidera Noctis/Stella Nera di Alessandro Besselva Averame (Il Mucchio luglio 2011)
http://www.ilmucchio.it/fdm_content.php?sez=scelte&id=1893&id_riv=89
veneziano Mauro Martello è un virtuoso del flauto che ha alle spalle una pluridecennale carriera accademica e una militanza in svariati ensemble di musica antica. Fa inoltre parte dell'attuale line up degli Opus Avantra, formazione storica del nostro folk progressivo, e dei Sidera Noctis, al debutto con questo album autoprodotto e distribuito da Stella Nera, storico ramo discografico di “A - rivista anarchica”. Il quartetto guidato da Martello (oltre ai flauti, nel parco strumenti troviamo tastiere, percussioni e una viola da gamba) applica al lungo percorso di ricerca intrapreso dal musicista una veste sobria e moderatamente sperimentale, che attinge a riferimenti noti rielaborandoli con estrema grazia e competenza. In queste composizioni ritroviamo la nobile postura stilistica dei Dead Can Dance più medievali (grazie anche al soprano di Antonella Bresolin, impegnata alla voce oltre che alla già citata viola da gamba), certi aromi del revival celtico, la spiritualità sincretica di “Hosianna Mantra” dei Popol Vuh, occasionali sentori di new age subito smentiti da un approccio sonoro ben poco propenso agli svolazzi calligrafici, musica barocca e pure qualche riferimento progressive. L'autorevolezza e il fascino del progetto derivano dalla capacita nell'amalgamare il tutto rimescolando gli elementi anche secondo vie inattese (lo strumentale “Keplero”, con un impianto percussivo quasi dance che incrocia sulla sua strada antiche architetture), ragion per cui “From Lost Space” è un disco fuori categoria, sospeso tra ricerca e divulgazione, unico nel suo genere, dalla delicata bellezza.
Sidera Noctis-From Lost Space di Alessandro Hellman (ROCKERILLA 8/10)
I
Sidera Noctis sono l'ennesimo progetto dell'eclettico flautista
Mauro Martello. La loro musica abita paesaggi sonori sospesi tra
Venezia e l'Irlanda, in un tempo in cui passato e futuro si incontrano,
si fondono e si confondono, prendendo l'uno le sembianze dell'altro.
Così i tin whistles si accompagnano con naturalezza alla viola da gamba
e alle tastiere, esplorando luoghi dell'anima in un continuo ed
imprevedibile gioco di dissolvenze in cui la tecnica, pur rivelando una
preparazione classica, non cede alla leziosità accademica e non è mai
esercizio di stile. "From Lost Space" è un disco misterioso e
raffinato, carico di suggestione, che brilla di luce propria come una
stella nell'abisso misterioso della notte.
SIDERA NOCTIS – From Lost Space di Davide Arecco http://www.discoclub65.it
27 Gennaio, 2012
http://www.discoclub65.it/musica-italiana/archivio-mainmenu-71/4643-sidera-noctis-from-lost-space-.html
Le
stelle della notte che firmano questa bellissima e suggestiva opera
sono quattro musicisti veneziani molto colti, dalla formazione
accademica e dalla notevole esperienza musicale. Il loro repertorio
comprende tredici composizioni, ora originali ora rielaborazioni di
antiche melodie medievali, rinascimentali o appartenenti alla
tradizione celtica. Le atmosfere assai evocative di From Lost Space
cercano pertanto di tradurre in musica il canto dell'universo e la
geometria del cosmo. Non a caso il brano conclusivo è dedicato a
Keplero. Lirismo, riferimenti all'arte (Carpaccio), melodie arcaiche,
rimandi fantasy, echi barocchi, progressive rock, richiami al mondo
bretone e cavalleresco, simbolismo: nei brani dei SN troviamo tutto
questo, con (a fare da collante) il desiderio di esprimere attraverso
le note degli strumenti e la voce il mistero di astri e pianeti. A
guidare il progetto è Mauro Martello, eccellente flautista e produttore
del lavoro, attualmente con gli Opus Avantra. La tecnologia delle
tastiere è funzionale all'idea che guida l'ensemble e non stona per
nulla con l'intenzione di penetrare i segreti del cielo notturno e
della volta stellata. Nessun virtuosismo fine a se stesso nei SN, ma
una grande raffinatezza esecutiva, unita a una sensibilità artistica di
prim'ordine. Ascoltando questo cd ci si trova dinanzi ad un messaggio
che filtra da uno spazio profondo e perduto dall'uomo di oggi: è merito
autentico di Martello e dei suoi compagni di viaggio avercelo saputo
restituire. www.mauromartello.com (Davide Arecco)
Sidera Noctis From Lost Space di Gianpaolo Galasi 31 gennaio 2012 www.mescalina.it
http://www.mescalina.it/musica/recensioni/sidera-noctis-from-lost-space
Che
suono ha l’anarchia? Non uno solo, certamente. Anarchico era lo
chansonnier Leo Ferré, simpatie per l’anarchia le aveva il nostro
Fabrizio De André, anarchici sono i prog-orchestrali Godspeed
You! Black Emperor, o i post-math bagnati di umori atonali e tunisini
Enfance Rouge. I Sidera Noctis, con questo “From Lost Space”, ci
mostrano un’altra sfaccettatura di che cosa significa libertà e
consapevolezza in musica.
Nascono
per volontà di Mauro Martello, accasato con questo progetto
all’etichetta Luna Nera, diplomatosi nel 1981 al Conservatorio di
Venezia in flauto traverso e specializzatosi in musica antica,
rinascimentale e barocca, non senza aver esplorato le potenzialità del
duduk armeno. Si dedica in proprio a diversi progetti come Aularp, di
ispirazione celtica, che condivide con l’arpista e chitarrista Monica
Bulgarelli, e partecipa a formazioni come Opus Avantra e Sinelimite con
la cantante Donella Del Monaco, nipote del celebre tenore
Mario.Responsabile della riduzione teatrale de “La Masseria delle
allodole” per cui cura le musiche di scena, e partecipe del progetto
“Em/Pyre” di Elliott Sharp alla Biennale di Venezia del 2006, in questo
nuovo progetto fonde insieme musica medievale, rinascimentale e
celtica, con attitudine sottilmente ‘prog’ (ma come potrebbero esserlo
molti dei nomi sopra citati, lontano quindi da qualsivoglia cliché)
eseguita dallo stesso Martello assieme all’altro flauto Roberto
Pusterla, alla voce, alla viola da gamba e alle percussioni di
Antonella Bresolin e alle tastiere di Mariagrazia Onesto Finocchiaro.
Composizioni originali (Sidera Noctis, Celtic Blessing, Mizar, Keplero)
si alternano a brani di repertorio (la ballata portoghese La Follia,
già prediletto oggetto delle ricerche di Arcangelo Corelli, Antonio
Vivaldi e Paolo Benedetto Bellinzani; l’irlandese Cooney’s Reel, la
veneta Fare la Nana), costituendo un affascinante intreccio tra
strumentazione acustica, con una attenzione alla timbrica dovuta tanto
alla ricchezza strumentale (flauti dolci, traversi, duduk, whistles)
che all’utilizzo di tastiere, e in un caso di una drum machine (la
finale Keplero) che evitano sapientemente le tinte new age per
arricchire, invece, le trame acustiche con un suono sottile e ricco di
sfumature. Si può tranquillamente parlare di feconde contaminazioni,
dato che i Sidera Noctis si dimostrano tanto consapevoli
nell’intrecciare diverse ispirazioni musicali all’interno di una stessa
composizione, sia consapevoli delle stratificazioni già innestatesi
nelle tradizioni qui riprese, lontano da ogni calligrafia. Gianpaolo
Galasi
Sidera Noctis From Lost Space di Stefano Muddolon Wonderous Stories N 11 Dicembre 2011
http://www.wonderoustories.it
Lo
"spazio" dei Sidera Noctis si posiziona su direttrici molto varie: dal
medioevo storico (Amor's m'art con fuoc am flama; Sequenza; The Kings
are waiting) a quello fantasy di Tolkien (Sidera Noctis); ai prati
irlandesi (Celtic Blessing; Coony's Reel) a quelli veneti (Fame la
nana); non manca il cinquecento (Belle qui tiens ma vie; Portait of a
Knight che si ispira al celebre e misterioso dipinto nel 1510 da
Carpaccio) e un indiscusso hit barocco come le variazioni sul tema
della Follia. Su tutto si estende poi il cielo stellato
(Mizar),osservato con amore da un grande astronomo (Keplero). Questo
elenco di titoli serve a incuriosire il lettore di WS, forse futuro
ascoltatore di From Lost Space, su quali possano essere la musica e le
sonorità create per dare "abito" ad una tale messe di stimoli. Una idea
ce la può dare la composizione del gruppo: Antonella Bresolin (voce,
percussioni, viola da gamba), Mairagrazia Onesto (Tastiere), Roberto
Pusterla (flauti dolci e traversi), Mauro Martello (attulamente con gli
Opus Avantra, flauti dolci e traversi, whistles, duduk) tutti con una
solida preparazione accademicaed esperienze in gruppi di musica antica
e classica, ma desiderosi di ampliare il loro mondo sonoro. E non c'è
dubbio che solo ottimi musicisti dotati di indubbia musicalità potevano
recuperare da uno spazio, ormai perduto; le vie sonore capaci di
penetrare gli animi dell'uomo contemporaneo. Le accattivanti melodie e
i ritmi medioevali sono arricchiti da un ambiente creato dalla moderna
tecnologia che però lascia intatto il piacere di ascoltare il suono
naturale degli strumenti. Belli anche i brani originali, quasi tutti a
firma di Mauro Martello, che commentano adeguatamente lo stile
culturale all'origine del pezzo e dove, come era prevedibile, gli
strumenti a fiato si rincorrono virtuosisticamente. Qualche sorpresa la
creano certe sonorità ormai un po' scontate di Sidera Noctiso lo strano
accelerando verso il pop del conclusivo Keplero. Un lavoro
comunque raffinato, che mostra l'ampia cultura, non solo musicale, del
gruppo; un albumsicuramente indirizzato ad un pubblico "progressivo"
che intende aprirsi a orizzonti nuovi e affascinati.
Stefano Muddolon